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Società: suggerimenti ed opinioni



dalla rivista SPIRIDON ITALIA n°129/08

andrea innocenti il 02/09/2008 ha scritto:

Riporto qui di seguito il contributo del prof. Carlo Vittori in merito agli ultimi Giochi Olimpici.
L’ATLETICA ITALIANA “ON THE ROAD”
E’ fuor di dubbio che, in queste Olimpiadi cinesi l’Atletica italiana “On the road” ha surclassato quella “Track and field”.
Le uniche due medaglie infatti sono venute dalle specialità della marcia: una d’oro sulla 50 chilometri conquistata dall’atleta Schwazer, l’altra di bronzo, sulla 20 chilometri conseguita dalla signora Rigaudo, alle quale va aggiunto il dignitoso quinto posto di Brugnetti.
Il settore “Track and field” é rimasto purtroppo a bocca asciutta.
Si sottolinea da sola la eclatanza di questo esodo, se si pensa all’alta percentuale degli allori (due) rispetto al numero (5) di specialità della strada (tre della marcia, due della maratona).
Risultato che deve essere riconosciuto da un solo uomo: Sandro Damilano, tecnico responsabile del settore, uomo saggio, equilibrato, umile e preparato che sta rinverdendo da tempo i fasti antichi della specialità.
Ma nelle dichiarazioni pre-olimpiche della dirigenza dell’Atletica italiana, sulle aspettative, oltre alle medaglie era anche compreso un buon numero di atleti finalisti. A questo punto però è necessaria una precisazione per non incorrere nell’errore troppo spesso ripetuto, per non essere voluto, commesso dai giornalisti e commentatori televisivi.
Questi hanno sempre considerato finalisti tutti quegli atleti che superavano le qualificazioni. Ciò ovviamente non corrisponde alla verità.
La “qualificazione” è una prova che consente, a chi la supera di accedere alla competizione vera e propria, cioè alla “eliminatoria”. A conclusione di quest’ultima, soltanto i primi otto competitori accederanno alla finale.
Precisazione questa doverosa per spiegare come avviene la compilazione della classifica a punti che si stila oltre quella del medagliere.
La prima infatti offre al lettore una informazione più reale e concreta della consistenza del movimento atletico del Paese, che è pur sempre di elevata qualificazione se di esso fanno parte atleti fra i primi otto del mondo.
La classifica a punti si stilata prendendo in considerazione soltanto i primi otto di ogni competizione, perché otto sono le corsie disponibili nella pista, e così tutte le altre specialità che non si corrono in corsia
debbono essere a quelle adeguate.
Ai primi otto che vengono quindi definiti finalisti si attribuisce un punteggio di 8 al primo, e scendendo fino ad 1 punto per l’ottavo.
Questa formula può senz’altro avvilire quegli atleti che, pur avendo ottenuto di partecipare alla competizione finale (ad esempio del mezzofondo e fondo) con comportamenti onorevoli ed encomiabili, ottenendo anche dei record non si vedono accreditato nessun punteggio. seguito al calcolo purtroppo piuttosto facile, all’Italia del “Treck and field” vengono attribuiti soltanto due punti, conquistati dalla bravissima e tenace cartellista Claretti, con il suo “settimo” posto, nella finale del martello.
Dopo l’operazione da contabile mi permetto di significare il mio scoramento e la mia forte delusione per l’andamento avuto dalle due staffette veloci, squalificate già nella prima prova e con tempi che ci hanno riportato alla fine degli anni Sessanta, i cui motivi sono stati ben specificati dallo sprinter Collio, nell’intervista concessa subito dopo l’arrivo.
Mi sia permesso però, dopo un’attività trentennale per tenere alto il livello della qualificazione dello sprinterismo italiano, fare una domanda: ma con tanti tecnici scelti dall’oculata ed avveduta dirigenza federale che hanno potuto godere, oltre a tutto di un valido supporto di una Commissione Scientifica di retta dal professor Locatelli, tecnico tanto apprezzato nella Iaaf, come mai si è assistito ad una così dura disfatta dell’atletica “Treck and field”?
CarloVittori
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